Nelle classifiche dei libri più venduti del mese di marzo realizzate dalla società Nielsen Bookscan per conto dell’inserto Tuttolibri della «Stampa», spicca un curioso dato: nel settore della varia, quattro titoli su dieci parlano di cibi e alimentazione. Tre sono manuali di cucina: Cotto e mangiato di Benedetta Parodi, Benvenuti nella mia cucina sempre della Parodi, e Le ricette di casa Clerici di Antonella Clerici. L’altro è invece una guida all’autodisciplina alimentare: Le diete della salute di Rosanna Lambertucci.
Tutti e quattro i titoli appartengono alla sottocategoria del libro utile: il libro che spiega come fare. Ma i primi tre aspirano a insegnare a mangiar bene, anche avendo poco tempo a disposizione e spendendo poco, l’ultimo invece vuol insegnare a mangiar sano, e cioè ad anteporre al piacere della tavola un diverso valore, il benessere fisico.
Autrici dei libri in questione sono tre giornaliste: quindi tre mediatrici. Nessuna di loro vanta titoli specialistici in materia: la Parodi e la Clerici non sono chef, così come la Lambertucci non è medico. Sono tre donne che a un certo punto della loro carriera si sono trovate per mestiere a occuparsi di cucina e alimentazione, e ripropongono sulla pagina quanto sono andate apprendendo dall’esperienza.
Al pubblico si rivolgono dunque con il tono confidenziale di chi dà consigli non perché sa di più bensì perché ha sperimentato prima: io faccio così e mi trovo bene, prova a farlo anche tu. Proprio questo approccio familiare aiuta forse a comprendere le ragioni del consistente successo delle loro guide.
Certo, si tratta di libri compilati senza tanta fatica, sfruttando la notorietà del piccolo schermo. Ma, nell’epoca della multimedialità, sarebbe anomalo che l’industria editoriale non tentasse di trarre giovamento dalle sinergie offerte dagli altri segmenti dell’entertainment. L’operazione mira anche a conquistare quel pubblico marginale che ha familiarità con gli audiovisivi ma non legge neppure un libro all’anno. Una guida l’acquista sì, perché la trova utile. Ma alla lettura di un romanzo preferisce senz’altro la visione di uno sceneggiato o di un reality.
Tuttavia, quattro guide in classifica su dieci titoli vogliono dire che questo pubblico marginale costituisce una grossa risorsa potenziale, neppure troppo impenetrabile. Del resto, non è poi così male se si diffonde l’idea che il libro può avere anche un’utilità pratica. In fondo, questo è pur sempre un principio illuminista.
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