Spiega Italo Bocchino durante il videoforum negli studi di Repubblica Tv:
1) «Noi non faremo alleanze spurie» – cioè niente alleanze tattiche con Bersani e la sinistra in funzione antiberlusconiana.
2) «Il terzo polo non è pensabile: in un sistema bipolare non è possibile e non ha senso» – cioè, in condizioni di normalità, niente alleanze strategiche con Casini e Rutelli.
3) A Futuro e Libertà interessa «costruire un’alternativa, un altro centrodestra, il vero centrodestra di cui il paese ha bisogno».
4) Però «se Berlusconi e Bossi decidono di andare al voto per escluderci, non possiamo allearci con chi vuole le elezioni contro di noi». Quindi, «guardiamo a coloro che rappresentano l’area moderata» – cioè, in condizioni di anormalità, alleanza tattica con Casini e Rutelli.
Indubbiamente, i due cerchi proposti da Bocchino (costruzione di un «vero» centrodestra in prospettiva e, in caso di elezioni, alleanza col centro moderato nell’immediato) sono di più agevole comprensione dei due cerchi di Bersani, nuovo Ulivo e Alleanza democratica, il secondo dei quali in particolare non si capisce su quale terreno debba confrontarsi: alle elezioni no, perché nessun potenziale partner ci sta e nessun elettore capirebbe; in parlamento per sostenere un governo di transizione no, perché non ci sono i numeri.
Tuttavia anche qui c’è qualche conto che non torna. Come si fa ad abbracciare un’alleanza e, al contempo, affermare senza pudore che trattasi di un ripiego? Va bene il tatticismo, va bene che anzitutto occorre confortare l’elettorato elettivo, va bene che bisogna evitare di passare per traditori del centrodestra... Però c’è modo e modo. Alleanza nazionale non si premurava di nascondere il proprio fastidio per il berlusconismo, la destra non «vera» rispetto alla quale serve «costruire un’alternativa». Adesso quelli di Fli intendono rimarcare con non minore determinazione la loro alterità rispetto al centro moderato? Ma così facendo si condannano a un ruolo di forza marginale e capricciosa.
I sondaggi di Luigi Crespi assegnano a Fini e i suoi un buon 7% circa di voti. Non è affatto poco. Tuttavia quant’è spendibile questo consenso? Dentro il Pdl gli uomini del presidente della Camera potevano esercitare una funzione di pungolo, di stimolo critico. Ma ora? Quale funzione realistica si riservano? Questa è la domanda che dovrebbero porsi.
1 commento:
"Come si fa ad abbracciare un’alleanza e, al contempo, affermare senza pudore che trattasi di un ripiego?"
be'... bella domanda.
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