Sul “Riformista” di ieri, Ubaldo Casotto ha pubblicato una Lettera aperta sul nuovo moralismo, in cui denuncia quella che ai suoi occhi appare come un’insanabile contraddizione.
La lettera è rivolta esplicitamente ai «colleghi scandalistici» e ai «lettori scandalizzati della sinistra progressista», e in sostanza dice: ma come, quando vi fa comodo ostentate un’etica anticlericale, difendete la liceità dei costumi, siete per la legalizzazione della prostituzione, consigliate a preti, suore e monaci di «emanciparsi... insomma scopare», e poi quando «trovate uno che (pare) attua tutto quello che ci avete predicato... voi che fate? Citate con faccia triste le preoccupazioni di qualche tonaca vescovile (le stesse che irridete negli altri 364 giorni dell’anno) e lo impiccate alla corda del vostro moralismo.» E conclude in modo colorito: «Ma andate a farvi fottere!»
Qui però c’è un gigantesco equivoco, che certo forse qualche collega contribuisce ad alimentare, ma equivoco rimane. Rispondo per parte mia (senza pretendere di voler interpretare il sentire altrui), perché mi sento chiamato in causa: sono progressista, continuo a dirmi di sinistra (liberale e socialista), suggerisco senz’altro di dedicare una parte ragionevole del tempo libero al sesso, considero la «castità» un peccato contro natura (sebbene non la sconsigli a chi la pratica), eccetera, eccetera, eccetera.
Nondimeno, io non mi sognerei mai di rimproverare a Berlusconi la sua licenziosità. Nell’alcova faccia quel che gli pare nei modi che giudica più opportuni. Chi se ne importa? Lo porto alla barra per altre colpe, che però la sua vicenda privata aggrava. E questo, checché ne pensi Casotto, mi sento autorizzato a farlo. Oh sì, se mi sento autorizzato.
1) La doppia morale. Berlusconi si comporti a suo piacimento, ma non pretenda di ergersi a paladino della famiglia e dell’etica. Intendiamoci. Questo non lo consento a nessun politico (di destra, di centro o di sinistra), ma men che meno lo riconosco a uno che predica bene e razzola male. Anzi, in questo caso, mi sento libero di dar sfogo alle mie pulsioni sadiche e di ridicolizzarlo.
2) L’allegria e la realtà. Berlusconi faccia pure il divorziato allegro. Scajola ha detto al Corriere che Silvio «è praticamente single da parecchi anni, e ha il diritto di gestire come ritiene la propria vita». Non so se sia una saggia linea di difesa. Ma anche questo non mi interessa. Più semplicemente io pretendo che Silvio non «gestisca» la nostra vita con la medesima «allegria» con cui gestisce la sua. Insomma, ci risparmi l’appello all’ottimismo, e affronti le questioni aperte: la crisi economica, la ricostruzione in Abruzzo, ecc. Gli appelli all’ottimismo sono sempre insopportabili, perché sono indice di un volontarismo inconcludente, ma risultano ancora più insopportabili da parte di una persona frivola e leggera, perché a me viene il sospetto che sia frivolo e leggero anche quando prende decisioni di interesse collettivo.
3) Le ricompense. Berlusconi si circondi delle persone che gli tornano utili (nel senso tecnico illustratoci da Ghedini e in quello consueto a noi comuni mortali). Ma eviti di ricompensarle con un posto in parlamento o in un’istituzione pubblica. Paolo Guzzanti è andato giù più duro. Ha parlato (testuale) di «mignottocrazia». Ha ragione. Il neologismo va inteso però in senso molto ampio, non può essere riferito solo a vallette ed escort. Devo fare nomi? Credo che non ce ne sia bisogno.
1 commento:
Sinceramente, io penso che un uomo pubblico designato a dirigere la "cosa pubblica" debba avere una vita privata irreprensibile; quel che fa in privato riguarda tutti nella misura in cui:
1) utilizza mezzi pubblici a scopi privati
2) le sue azioni possono compromettere la laicità dello stato lasciando ad intendere che le sue azioni sono un modello di vita.
3) se il modello da lui proposto è contrario all'etica dello stato laico.
saluti francesco
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