venerdì 11 aprile 2008

Elezioni: i miei perché

Non ho partecipato alle primarie del PD lo scorso ottobre. Sono un vecchio realista, e non mi piacciono i metodi che assecondano troppo le inclinazioni popolari, sollecitando la scelta dei leader per acclamazione. Ma, soprattutto, ero dubbioso sul processo di formazione del nuovo partito, perché non trovavo risposta a molte domande strategiche. Mi rendo conto tuttavia che il PD allora non poteva scoprire le carte, per non mettere in difficoltà il governo Prodi.

Ho incominciato a rivedere il mio giudizio nel momento in cui Veltroni ha dichiarato che, piuttosto che ripetere l’antica formula ulivista, avrebbe corso da solo alle elezioni. Il successivo accordo con Di Pietro e la Bonino non modifica quella prospettiva. L’unità dei riformisti è un obiettivo pregevole, che approvo senz’altro. Semmai trovo ingiustificabile il no di Boselli: una scelta motivata soltanto dall’accecamento dell’orgoglio, che lo ha portato ad anteporre la conservazione di un simbolo alla coerenza delle idee.

Perché dunque sì al PD? Andrea Camilleri ha motivato la sua decisione in base alla paura. La paura del ritorno di Berlusconi: «un extraterrestre della democrazia», «qualcosa che non ci appartiene», un uomo che «non ha la più lontana concezione di cosa possa essere una democrazia» e con il quale, se ritornasse al governo, l’Italia si ritroverebbe «come la cicala, con le pezze al culo». Io motivo la mia decisione in base ai desideri. Sono soltanto tre.

1) Voglio un esecutivo coeso e in grado di governare, che sia composto da un numero estremamente ridotto di forze e che non sia minacciato dal ricatto dei partiti personali (i «nanetti» di cui parla Sartori).

2) Voglio un sistema politico semplificato e tendenzialmente bipartitico.

3) Voglio una sinistra che finalmente tolga ossigeno a ogni tentazione di settarismo: il suo vizio storico. Un vizio che ha portato a una proliferazione inconcepibile di sigle, sorrette unicamente dalla follia ideologica e dal dogmatismo dottrinario.

I primi due punti fissano le principali priorità del Paese: non è possibile alcun efficace intervento di governo (tanto meno in materie di carattere economico) senza prima aver ridisegnato a fondo il sistema parlamentare. Il terzo rappresenta una condizione di sopravvivenza per la sinistra. Chi ha a cuore le sorti di questa forza politica dovrebbe fare di tutto per strapparla a quella mentalità da assedio che caratterizza gran parte delle sue formazioni e che la condanna a un ruolo minoritario, subalterno alle forze uscite vincitrici dalla lotta per la modernità.

11 commenti:

conteoliver ha detto...

Posso farti una domanda un po' provocatoria ?
I partitini piccoli o personali nella maggior parte sono nati al momento delle elezioni oppure sono usciti fuori da movimenti politici interni al parlamento al momento di appoggiare o affossare un governo ?

Questo per dire che ciò che sembra coeso e unitario al momento delle elezioni può non esserlo dopo. Specie se ci sarà il pareggio al senato.

Giuseppe Gallo ha detto...

Eh, sì, conteoliver, settarismi e personalismi sono sempre in agguato in politica. Marx era stato durissimo nei confronti di quelli che chiamava socialisti utopici. Oggi, bisogna essere altrettanto severi con i "partitini".

Ma solo alcuni di essi sono nati in parlamento. Nel 2006, molti erano quelli presenti nel listone dell'Unione. C'è comunque uno strumento per scongiurare l'ipotesi che tu ventili: una riforma del regolamento parlamentare che impedisca la nascita di gruppi che non siano stati votati dagli elettori. Si può fare.

Anonimo ha detto...

Partitini "sorretti dal dogmatismo dottrinario"? Forse quelli della sinistra arcobaleno (è anche quello un insieme di sigle). Ma gli altri vogliono solo il finanziamento pubblico.

Io voto PD.

Tonino

Anonimo ha detto...

la speranza è l'ultima a morire...non credo nei miracoli ma nelle imprese: la vittoria del PD è una di queste.

nunveregghepiù ha detto...

Mi piacerebbe molto poter credere ancora, avere la convinzione di rinnovare la mia fiducia.
Ma troppe volte la mia fiducia è stata tradita. E i nomi dei traditori sono tutti nei posti chiave del PD.
Spero in tempi maturi per una vera rivoluzione culturale dove i politici saranno più forti delle tentazioni del denaro e del potere che i palazzi della politica regalano senza ormai più ritegno.

E per sdrammatizzare guardatevi il nostro video:
http://it.youtube.com/watch?v=9lPFSN4Fhp0

W la Politica, quella vera.

N.

Giuseppe Gallo ha detto...

La prima parte del video (quella con le faccine) è decisamente divertente. La seconda, no: è prevedibile e alquanto trash.

Quanto alla "fiducia", mah, non saprei cosa risponderti: dipende da cosa chiedi alla "politica, quella vera". Per quel che mi riguarda, sono un liberale socialista. E alla politica chiedo tutto sommato poco, tanto più in un periodo come questo in cui non c'è molto da redistribuire.

Io ho indicato quelle che considero tre priorità (due per il nostro Paese e una per la sinistra in Italia). Il PD le soddisfa, e questa per me è una cosa importante. Del resto, ai miei occhi, un parlamento con soli quattro gruppi (cinque considerando la Lega) è già una bella rivoluzione. Sarà più facile poi ricostruire una politica a misura d'uomo.

Anonimo ha detto...

Sono anche le mie ragioni.
ps. E' da un po' che non ti leggo nel Circolo Obama. E' successo qualcosa?

Anonimo ha detto...

Trash... ma è proprio quello che volevamo. La sporcizia genera sporcizia, con la differenza che la nostra è solo metaforica, un atto disperato e liberatorio privo di danno e violenza, un gesto di ribellione mimato su una scheda facsimile. Chi ha portato al declino questo paese invece non ha agito in maniera traslata, ma nel modo più gretto e volgare possibile, cioè approfittando della fiducia delle persone per esercitare il potere a proprio uso e consumo fino alla corruzione e al furto. La gente ha voglia di sognare e rinnova continuamente la fiducia, fino a quando, pian piano, comincia a non sperare più, si scopre piena di sogni sintetici e irrealizzabili e quello è il momento più drammatico.
Nel nostro caso c'è una presa di coscienza tutta politica che ha bisogno di una risposta politica, altrimenti un giorno le conseguenze saranno per tutti disastrose e oltre il punto di non ritorno.
Noi non chiediamo cose complicatissime alla politica, ma solo e semplicemente onestà. Che ognuno governi secondo le proprie ideologie se esistono più, ma con correttezza, non con egoismo ma con fedeltà alla propria visione politica.
Forse hai ragione tu, con questi partiti e con questo sistema di potere è chiedere tanto, tantissimo. E noi siamo solo trash.

Giuseppe Gallo ha detto...

"Noi non chiediamo cose complicatissime alla politica, ma solo e semplicemente onestà. Che ognuno governi secondo le proprie ideologie se esistono più, ma con correttezza, non con egoismo ma con fedeltà alla propria visione politica".

Questo è un pensiero che posso sottoscrivere anch'io. Farei una piccola variante solo all'ultima frase: "con fedeltà al benessere collettivo". Lo so, così suona un po' ottocentesca. Ma io credo che la politica debba cercare di andare incontro agli interessi di tutti. E, per questo scopo, si dovrebbe fare qualche sforzo per "uscire" dalla "propria visione politica": le ideologie accecano, ti fanno vedere le cose da un solo punto di vista.

Ma non credo che i politici siano tutti uguali: qualcuno sbaglia in buona fede, qualcuno no.

Anonimo ha detto...

E, per questo scopo, si dovrebbe fare qualche sforzo per "uscire" dalla "propria visione politica": le ideologie accecano, ti fanno vedere le cose da un solo punto di vista.

Per noi sarebbe già un successo avere partiti accecati dalla propria ideologia. Almeno sbaglierebbero in buona fede. E i cittadini tornerebbero a scegliere tra le diverse visioni del mondo. E' questa la differenza tra noi e gli altri che hanno rinnovato la loro fiducia e hanno fatto la croce su un simbolo (molti dei quali sono ormai coscienti di perpetuare un rito a questo punto svuotato del proprio significato che viene eseguito ormai per inerzia): noi non crediamo più che i politici siano tra loro diversi e che "qualcuno sbaglia in buona fede, qualcuno no". Nel passato era così, ma ormai tutti i partiti, anche quelli che vantavano la superiorità morale, sono stati al potere e ne sono stati corrotti.
Si tratta di chiedere una vera rivoluzione mentale a tutti e far capire che tornare indietro (all'idealismo dell'ottocento magari) significa andare avanti. Come nell'agronomia più avanzata: tornare alle colture naturali rinunciando alla chimica non significa regredire ma avanzare, significa lungimiranza e intelligenza. Accontentarsi dell'hic et nunc dà inevitabilmente i risultati ormai sotto gli occhi di tutti in ogni settore, e la politica non fa per niente eccezione.

Giuseppe Gallo ha detto...

In effetti, abbiamo prospettive un po' diverse: io penso che la politica possa occuparsi solo dell'hic et nunc. Non spetta a lei cambiare il mondo. Anche Marx la pensava a questo modo (e io non sono esattamente marxista).

Però ti risponderò più diffusamente. Adesso devo tornare ai seggi: ho incontrato elettori magari tormentati, ma molto ben informati, e con una gran voglia di discutere e di partecipare. E' un clima positivo che non vedevo da almeno vent'anni a Milano. Non ci sono stati episodi di protesta "grillesca".

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