martedì 15 aprile 2008

Dopo la delusione.
L’autostrada della sinistra

Avrei preferito che l’elettorato scegliesse un’altra via verso la stabilità politica. Inutile nascondere l’amarezza: c’è ed è grossa. Ma non vorrei che sottovalutassimo gli enormi aspetti positivi che comunque emergono da questa tornata elettorale. È vero che nell’immediato la semplificazione del sistema parlamentare avvantaggia una destra che, rispetto al 2001, è diventata ancora più destra (per la perdita dell’UDC) e ancora più populista (per il successo della Lega). E, per questo, sarà necessaria una maggiore attenzione da parte di chi ha a cuore le sorti della democrazia.

Ma la semplificazione è un bene per l’Italia, perché assicura la governabilità. E questo è un fatto che ogni persona intellettualmente onesta deve riconoscere. Non solo. La semplificazione del sistema politico inaugura una nuova stagione storica dalla quale la sinistra, in prospettiva, ha tutto da guadagnare. Forse solo ora, infatti, con incredibile ritardo, l’Italia esce dalla lunga ed estenuante fase di transizione aperta nel 1989 con il crollo del muro di Berlino. Mi rendo conto che questo discorso risulta incomprensibile a chi è accecato dall’orgoglio o dal dottrinarismo. Ma non importa. Per la prima volta nella storia del nostro Paese, abbiamo una grande e moderna forza riformista, libera da tutte le zavorre ideologiche che hanno rallentato lo sviluppo della democrazia e della modernità dopo la Liberazione. Approfittiamone.

Certo, il PD è una forza imberbe, e c’è ancora molto da fare. Non è nato il 14 ottobre 2007, è nato nel momento in cui Veltroni ha deciso di correre da solo. Quella non è stata una scelta puramente elettorale. È stata una scelta strategica di vasta portata. L’elettorato di sinistra lo ha capito, e ha voltato le spalle a ogni forma di settarismo o di illusione antagonistica. È stato più saggio di Boselli, di Bertinotti, di Pecoraro Scanio, di Diliberto, di Giordano. Ha chiesto un nuovo linguaggio, un nuovo apparato concettuale. Lo so che nella delusione si vedono soltanto i lati negativi. Ma chi ha familiarità con la politica riconosce le immense potenzialità aperte da questa svolta.

Ora, il partito democratico ha l’obbligo di approfondire i propri contenuti e la propria collocazione, tenendo conto che ha raccolto consensi a sinistra e mancato il bersaglio al centro. Ma ha anche l’obbligo di rispondere al credito che gli hanno riconosciuto quegli elettori che hanno accolto l’appello al bipartitismo, pur senza approvare appieno la linea politica veltroniana. Questo vuol dire ricostruire il tessuto politico-sociale della sinistra. Non è un lavoro facile. Ma, senza massimalismi, davanti a noi abbiamo un’autostrada. Sarebbe stupido non imboccarla.

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Sarò "accecato dall'orgoglio e dal dottrinarismo" (anche se dubito, visto che non sono un comunista), ma ho l'impressione che laddove non vi sono "zavorre ideologiche" (che io chiamerei semplicemente valori) si finisca per fare, ad esempio, come Bersani (per citarne solo uno), che si fa finanziare dal patron dell'ILVA con 98 mila euro (lo stesso che ne ha dati 240 mila a Berlusconi). (Ecco una bella definizione di bipartitismo: un sistema di due partiti, in cui uno dei due è pagato meno dell'altro dagli stessi finanziatori...).
Riva, il patron dell'ILVA, è il responsabile di quello che sta accadendo a Taranto, una vera bomba ecologica (il 90% della diossina emessa in Italia è lì).
Dall'inchiesta dell'Espresso (non del Manifesto) da cui ti sto citando questi dati, risulta anche che Rifondazione non prende un euro dagli industriali e si autofinanzia.
Ecco, magari a te la scomparsa dal Parlamento di gente che risponde solo ai propri elettori, sembra cosa positiva. A me invece terrorizza l'idea che in Parlamento da oggi siederanno solo coloro che sono finanziati dai grandi poteri. Anche perché a Taranto ci vivo, e dunque deduco che qui non cambierà niente.
Parlare di "semplificazione" e "autostrade" da un lato, e di "settarismo" e "massimalismo" dall'altro, è facile e divertente. Più serio mi sembra parlare di fatti e numeri.
Auguri.

Le fonti delle mie citazioni sono queste: http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Chi-paga-i-partiti/2003651//1
http://www.tarantosociale.org/tarantosociale/a/21516.html
La tua immagino sarà la Società Autostrade.

Giuseppe Gallo ha detto...

Non ho capito bene il collegamento fra l'ILVA e il destino della sinistra. Ma posso approfittarne per fare due osservazioni.

1) Il finanziamento dei partiti. Non so se sia meglio pubblico o privato: per quel che mi riguarda, vanno bene entrambe le soluzioni (quella europea e quella americana). Certo, è ora di rompere definitivamente con la demagogia che dagli anni Novanta in poi ha criminalizzato il finanziamento ai partiti, creando danni incalcolabili. Come se la politica non avesse un costo.

2) La politica industriale. Anche qui, basta con l'ecologismo incosciente. Un conto è salvaguardare l'ambiente, un altro conto azzoppare la produzione in Italia. Tutti i grandi Stati (USA, Cina, UK, Germania, Francia, Spagna) hanno una politica industriale. Noi no. Mi sembra una scelta suicida.

Anonimo ha detto...

Credevo di esser stato chiaro, ma mi sbagliavo. Lo dico in un altro modo. C'è un imprenditore responsabile di una tragedia riconosciuta da tutti: a Taranto c'è uno dei tassi di decessi per tumore più alti d'Europa. Il principale responsabile di questa tragedia (e anche questo è riconosciuto) finanzia i due principali partiti. Credi che lo faccia senza chiedere nulla in cambio e per puro spirito democratico?
Poi, se per te denunciare tutto questo è becero ecologismo, rinnovo i miei auguri. In Italia non cambierà mai nulla, perché a decidere non sono i cittadini ma i poteri forti. Ripeto: ti ho fatto un esempio concretissimo. Ma a quanto pare i paraocchi ideologici li hai tu.

Un caro saluto.

Giuseppe Gallo ha detto...

Allora. C'è un principio fondamentale: chi viola la legge è chiamato a risponderne in giudizio. Questo vale per tutti, anche per l'ILVA, se è responsabile dell'alto tasso dei tumori a Taranto.

Ma, se devo definire una strategia politica, non mi interessa il singolo caso, particolare. Quello sarà valutato nei luoghi appropriati. Mi interessa una prospettiva più ampia, di lunga durata. Il senso del mio intervento è questo.

Sul cambiamento, poi, mi dispiace deluderti: è già avvenuto. Avviene continuamente. Il parlamento uscito dalle elezioni di ieri è completamente diverso da quello del 2006 o del 2001. E rispecchia i mutamenti di forza avvenuti nella società. Chi ha interesse per la politica deve prenderne atto, se vuole muoversi con realismo: giochiamo con le pedine che abbiamo a disposizione, non con quelle che ci piacerebbe avere.

Anonimo ha detto...

Mi è piaciuta la tua analisi e concordo sulla novità.E' la prima volta che partiti e partitini sono scomparsi.Si è effettuata una selezione naturale.Solo i più forti sopravvivono.Bisogna vedere cosa porterà l'evoluzione della specie.
Ciao
Mk

Giuseppe Gallo ha detto...

Sì, la selezione naturale è una buona metafora. I partiti nascono e muoiono in base alla loro capacità di interpretare le esigenze del presente in cui si trovano a vivere.

Le forze che hanno dato vita al PD hanno saputo compiere un'evoluzione a cui gli altri (PS e SA) si sono sottratti. Però, non basta. Adesso bisogna dare fondo alle risorse creative, per rafforzare questo partito-bambino e rifornirlo di nutrimenti: idee, contenuti, iniziative...

In questo momento è difficile. Perché ci vuole almeno un anno per riassorbire una sconfitta elettorale. Le europee potrebbero essere una buona cartina di tornasole.

Luca Gras ha detto...

La cosa impressionante è che i tuoi "tre desideri" pre-elettorali si sono verificati. Tutti e tre. Non come volevi, ovviamente.

Maqix ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Giuseppe Gallo ha detto...

Un utente che si firma maqix ha lasciato un messaggio. Ho dovuto però censurare la prima parte, perché dà dell’assassino a un imprenditore. Riporto invece tale e quale la seconda parte, senza correzioni.

«Salve a tutti […] chi rappresenterà gli operai, i POVERI in parlamento? io non credo che in una democrazia ci debbano essere SOLO due partiti, per me una democrazia, per essere chiamata tale deve avere semplicemente 1 solo partito per ogni tipologia di cittadino, per questo io reputo piu' giusto un parlamento di questo tipo: AN-FI-UDC-PD-RC, ho fatto un po' un misto delle coalizioni vecchie e nuove, ma perchè per me cosi' dovrebbe essere, UN partito a rappresentare la destra estrema (Alleanza Nazionale), un partito per il centrodestra (Forza Italia) un partito di centro, ma che sia di vero CENTRO (Unione Di Centro) un partito di centrosinistra (Partito Democratico) e uno di sinistra (Rifondazione Comunista), poi quale viene scelto per governare stà agli Italiano, ma dovrebbero esistere comunque questi, e solo questi, in parlamento.

Saluti»

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