giovedì 28 febbraio 2008

L’immagine uccide l’immaginazione

di Susanna Janina Baumgartner

L’immaginazione, come scrive Michel Foucault, nella sua vera e propria funzione poetica medita sull’identità. E, se è vero che essa circola in un universo di immagini, è comunque per essenza iconoclastica, quindi libera. Dove vi è immagine, non può esservi libertà, perché avere un’immagine è rinunciare a immaginare.

L’immagine è uno stratagemma della coscienza per non immaginare più; è il momento di scoraggiamento durante il duro lavoro dell’immaginazione. Per essere autentica, l’immaginazione deve imparare nuovamente a sognare; dato che il sogno non è una modalità dell’immaginazione, ne è la condizione prima di possibilità. Il vero poeta non si concede al desiderio soddisfatto dell’immagine, perché la libertà dell’immaginazione gli si impone come un compito di rifiuto.

«L’arte poetica» ha senso solo se insegna a spezzare l’incanto delle immagini, liberando il cammino dell’immaginazione verso il sogno che le offre come verità assoluta il suo «invulnerabile cuore di notte». Ma dall’altro lato del sogno l’attività dell’immaginazione continua; riprende nel lavoro dell’espressione che conferisce un nuovo senso alla verità e alla libertà: «il poeta può allora scorgere i contrari – puntuali morgane tumultuose – congiungersi e la loro immanente discendenza personificarsi, poesia e verità, come sappiamo, essendo sinonimi» (René Char, Spartizione formale).

L’immagine allora può offrirsi nuovamente, non più come rinuncia all’immaginazione, ma come sua realizzazione al contrario, purificata dal sogno. L’immagine così intesa non è più immagine di qualche cosa, ma è raccolta in se stessa, si dà come la pienezza di un «esserci». Non indica più qualcosa, ma si rivolge a qualcuno.

«Spetta senza dubbio a quest’uomo, da capo a piedi alle prese col Male di cui conosce il volto vorace e midollare, trasformare in fatto storico il fatto favoloso. La nostra inquieta convinzione non deve denigrarlo ma interrogarlo, noi ferventi uccisori di esseri reali nella persona successiva della nostra chimera… L’evasione in altrui, con prospettive immense di poesia, forse sarà possibile un giorno» (René Char, Spartizione formale).

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao.. Ringrazio e contraccambio la visita ricevuta da uno degli autori di questo Blog. Ho provveduto a rispondere con alcune riflessioni che spero vogliate leggere. Un saluto. f.f.

Giuseppe Gallo ha detto...

Grazie a te, newkid. Ho letto con interesse le tue riflessioni, anche se come sai ho una posizione più fiduciosa. Ma, se vuoi, possiamo continuare a discuterne.

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