Su Qdr
magazine (“settimanale di propaganda riformista” di LibertàEguale), Claudio Petruccioli ha commentato con
stimolante lucidità la diagnosi dello stato della democrazia fatta dal premier Mario Monti in un’intervista alla CNN. Provo a intromettermi nella
discussione per sottolineare un paio di punti, perché la questione è una di
quelle che mi stanno a cuore. Il testo originario si trova qui.
1) Per prima cosa mi sembra
rivelatrice la differenza di linguaggio utilizzato da Monti e da Petruccioli.
Un conto infatti è ritenere che l’inadeguatezza della democrazia stia “nella democrazia” (cioè nella sua struttura, nella sostanza), un altro credere che stia
nella “politica democratica” (cioè nel suo esercizio).
Nel primo caso, la soluzione
può essere solo quella aristotelica: il governo
misto. Per chi la pensa così, occorre integrare gli strumenti della democrazia con gli strumenti di
un altro tipo di governo in modo che i limiti dell'una e dell'altro si
correggano a vicenda. Non so se è esattamente la posizione di Monti, senz’altro
lo è di Berlusconi. Chi sottolinea
la necessità di rafforzare i poteri
dell’esecutivo reinterpreta (in modo aggiornato, s’intende) questo punto di
vista. Ritiene cioè che, in cambio dell'efficacia e della rapidità di decisione, si possa rinunciare a un po' di controllo.
Se invece crediamo che i
limiti stiano nella “politica democratica”, allora, fra le altre cose, occorre
ripensare i soggetti della politica
democratica: cioè il sistema dei partiti.
Cosa non indispensabile per chi sostiene la prima tesi, perché un esecutivo
forte è un esecutivo relativamente indipendente dai partiti.
Dal 1946 in poi la nostra è
stata una democrazia di partiti, i quali non avevano solo una funzione
aggregativa, esercitavano una ben più forte funzione di filtro tra la volontà popolare (le “urne”) e l’attività
decisionale (“i politici di professione”). Per un certo periodo, nonostante
tutti i suoi limiti, quella democrazia ha funzionato: i “benefici a più lungo
termine” del dopoguerra sono appunto figli di quel sistema (trafori,
autostrade, reti metropolitane, ecc.).
Ma, come i governi per
Aristotele, anche i sistemi possono
degenerare. Il sistema dei partiti del Novecento è probabilmente superato
per sempre. Ma con cosa lo sostituiamo? Con un nuovo, diverso sistema dei
partiti o con nuovi soggetti, estranei alla democrazia dei partiti? La domanda
non è oziosa. Perché i soggetti della politica democratica possono essere più o
meno vulnerabili alle sollecitazioni dei “media”, della “frequenza delle
elezioni”, dei “mercati”, ecc., e più o meno propensi “a preferire soluzioni
che implichino spese con ritorni a breve termine”.
2) La discussione fra Monti e
Petruccioli si trascina dietro un importante problema contemporaneo.
Chiamiamolo il problema dei “quanti”
della politica (o meglio dello Stato). La
democrazia, come lo stesso Petruccioli ha ricordato in una gran bella
relazione tenuta al convegno di LibertàEuguale a Orvieto, è sempre quantitativa. Ma oggi è il momento di ridefinire i
“quanti”. Per esempio, quanto la democrazia deve decidere attorno alla
questione dei mercati? Quando deve regolamentare i mercati e quanto invece deve
lasciare alla mano invisibile dell'economia e della società? Mi rendo conto
che, formulata così, la domanda sembra accademica. Ma è la “big question” che
ha condizionato il dibattito dai neocon in poi.
Oppure. Sento spesso Bersani evocare la questione del
lavoro. Ma, in assenza di precisazioni ulteriori, è difficile capire - almeno
per me - cosa pensi sul serio il segretario del Pd. Il sospetto è che la sua
retorica tradisca una concezione
dirigistica della democrazia. Lo Stato che ha in testa mi sembra uno Stato-Padre
(o madre, se si preferisce). L’opposto dell’idea di Stato che emerge dalla pur
reticente lettera di Montezemolo
pubblicata sul “Corriere della Sera”. Per l’uno, sembra che i cittadini siano figli di cui lo Stato debba prendersi
cura, per l’altro i cittadini sono adulti
che lo Stato non deve soffocare. Qual è l’equilibrio giusto? Se davvero, come
alcuni sostengono, è necessario oggi riscrivere il patto sociale, occorre che su tali questioni la politica risponda
in modo chiaro.
2 commenti:
capisco
Awesome blog you have hhere
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